GLI ALTI COSTI DELLE MANCATE AZIONI DI TUTELA DEL SUOLO
Domenica 5 dicembre si è celebrata la Giornata mondiale del suolo, istituita nel 2014 dalla FAO per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza che riveste il suolo e sulla gestione sostenibile delle sue risorse.
Arrestare la salinizzazione del suolo e incrementarne la produttività. Questo il tema dell’edizione 2021, anno in cui si guarda alla ricorrenza con una speranza in più che arriva dal Healthy Soil, la nuova strategia europea per la protezione del suolo. Un documento stilato dalla Commissione europea che aggiorna la strategia dell’Ue per il suolo, risalente al 2006 e non più adatta al contesto politico e ambientale odierno e alle conoscenze scientifiche attuali. L’iniziativa nasce per ribadire quanto la salute del suolo sia essenziale nel conseguire gli obiettivi in materia di clima e biodiversità contenuti nel Green Deal europeo e definisce una combinazione di misure concrete, volontarie e giuridicamente vincolanti, per la protezione, il ripristino e l’utilizzo sostenibile dei suoli.
L’importanza del suolo
Ma facciamo un passo indietro. Perché il suolo è così importante? Gli scienziati sono soliti definirlo la pelle della Terra. Vitale, ma sottile e fragile.
Il suolo ospita infatti un quarto della biodiversità biologica mondiale, un universo di microrganismi che forniscono i nutrienti per tutti i nostri alimenti. Nutre l’umanità e la biodiversità, filtra l’acqua adatta al consumo e, se in buona salute, immagazzina grandi quantità di carbonio come fanno le piante che vivono in superficie.
Il suolo rappresenta dunque uno strumento fondamentale per combattere il cambiamento climatico, ma viene costantemente danneggiato dall’agricoltura intensiva, dalla distruzione delle foreste e dall’inquinamento, e allo stesso tempo richiede migliaia di anni per formarsi. È sotto i nostri piedi ed è letteralmente il fondamento della nostra vita.
Un rapporto delle Nazioni Unite del 2020, realizzato da un gruppo di 300 scienziati, descrive il peggioramento di stato dei suoli, equiparandone gli effetti alla crisi climatica e alla distruzione del mondo naturale in superficie.
I costi del degrado del suolo
Se questo messaggio non è stato sufficientemente chiaro per convincerci che tutti siamo responsabili e dobbiamo agire, basterà forse guardare ai costi che comporta il degrado del suolo e della terra per comprendere la gravità della situazione.
Nell’Unione europea, circa il 60-70 per cento dei suoli non è sano e ciò costa 50 miliardi di euro all’anno. Circa 1 miliardo di tonnellate di suolo vengono spazzate via ogni anno dall’erosione, causando una perdita stimata della produzione agricola di 1,25 miliardi di euro all’anno in tutta l’Unione.
Complessivamente, il 54% dei costi viene speso nella perdita di preziosi servizi ecosistemici come il sequestro del carbonio, il controllo idrologico, il ciclo dei nutrienti e la biodiversità del suolo. L’altra metà del costo viene sostenuta da privati e proprietari terrieri che devono far fronte a una riduzione dei servizi di approvvigionamento, come la biomassa e le materie prime.
Arrestare il consumo di suolo genera ricchezza economica
La Strategia dell’Ue per il suolo chiarisce che il costo dell’azione è molto inferiore al costo della ‘non-azione’. Arrestare e invertire le attuali tendenze di degrado del suolo potrebbe generare oltre mille miliardi di euro all’anno di benefici economici a livello globale.
Finora l’Ue ha adottato misure per proteggere l’acqua e l’aria, ma non ha concordato un approccio armonizzato nei confronti dei suoli. In passato, un tentativo in tal senso è fallito a causa dell’opposizione dei governi nazionali.
Questa nuova strategia europea rilancia il percorso fatto fin qui sul suolo e include una proposta per un quadro giuridico specifico complementare per la salvaguardia della sua salute, la Soil Health Law. In questo modo si potranno affrontare le questioni relative al suolo in maniera organica e contribuire così a raggiungere la neutralità del degrado del suolo e del territorio entro il 2030, tra i più importanti principi degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.
Ma c’è qualcosa di più: in modo molto più chiaro rispetto ad altri documenti del Green Deal, questa strategia inizia a delineare quali pratiche di gestione del suolo impiegare, tracciando una linea più precisa tra ciò che è sostenibile e ciò che non lo è.
Si parla di un insieme di pratiche che si rifanno a principi agroecologici più ampi e richiamano le strategie Farm to Fork e Biodiversity, le due pietre angolari del Green Deal europeo. La nuova strategia per il suolo si collega perciò alla Politica agricola comune, la Pac, che rappresenta un terzo del bilancio generale dell’Ue, e all’attuale revisione della direttiva Ue sull’uso dei pesticidi, una revisione che dovrebbe contribuire a raggiungere l’obiettivo di ridurre del 50% l’uso dei pesticidi chimici e i relativi rischi connessi entro il 2030.
Il consumo di suolo in Italia
Il 5 dicembre possiamo festeggiare, ma il compito di salvare i suoli è tutt’altro che finito. Gli ostacoli a una direttiva Ue su questo tema sono ancora irti. Le stesse lobby che hanno affondato una proposta legislativa più di 10 anni fa non accennano a indietreggiare, anzi, ricevono l’appoggio di diversi governi. 10 Stati membri hanno dichiarato il loro sostegno a una direttiva europea sul suolo, riconoscendo che la sua salute, non può essere risolta soltanto con un’azione a livello nazionale. Tra questi 10 Stati purtroppo manca l’Italia dove però, secondo l’ultimo rapporto Ispra sul consumo di suolo, il costo complessivo a causa della perdita di servizi ecosistemici tra il 2012 e il 2030 potrebbe essere tra gli 81 e i 99 miliardi di euro, in pratica la metà del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Con una velocità di copertura artificiale pari a 2 mq al secondo registrata nel 2020, l’Italia discute di come arrestare il consumo da ben 12 anni, da quel lontano 2009 in cui fu costituito il Movimento nazionale Stop al Consumo di Suolo, che ha portato, già qualche tempo fa, alla proposta di legge popolare Norme per l’arresto del consumo di suolo e per il riuso dei suoli urbanizzati (sul tema si può leggere un approfondimento qui e uno qui).
Sicuramente il consumo di suolo è solo una delle minacce che lo mettono a rischio, ma fronteggiarla rappresenterebbe già un buon punto di partenza. Celebriamo quindi questa giornata dedicata alla sottile pelle della terra e uniamo gli sforzi per salvarla, per il bene di tutti, il nostro e quello del pianeta.
Marta Messa
m.messa@slowfood.it
Da il manifesto del 2 dicembre 2021